Castel De Paolis era la più importante fortezza medievale a guardia delle campagne romane, ed era stata costruita sulle rovine di quella villa che, in epoca romana, sorvegliava la strada che da Roma portava a Castromounium (l’attuale Marino).

Ora la ferrovia divide esattamente a metà la proprietà di quell’Azienda CASTEL DE PAOLIS la cui storia vitivinicola inizia invece quando Giulio Santarelli e sua moglie Adriana Croce (proprio LEI! proprio quella DONNA ADRIANA!), decisero di acquistare “per passione” alcuni appezzamenti vitati negli anni ’70.
All’epoca, le uve prodotte venivano conferite alle cantine sociali, ma passione, destino ed imprenditorialità fecero poi sì che Giulio (padre di Fabrizio che è l’attuale proprietario della cantina) incontrasse, complice forse anche il fatto di ricoprire l’incarico di Sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura e Foreste dell’allora Governo, il Professor Attilio Scienza (proprio quello rapito da fanatici BIO e liberato dal Commissario Cosulich nel romanzo di Giovanni Negri!), allora direttore dell’Istituto di Agraria di San Michele all’Adige (‘na cosetta!).
Scienza rimane folgorato dalle caratteristiche pedoclimatiche di quei terreni (la zona di Grottaferrata rappresenta un unicum anche all’interno dello stesso territorio dei Castelli Romani) e nel 1985 consiglia di dedicare 0.5ha alla sperimentazione di 20 vitigni tipici della zona ed internazionali (non ultimo il Moscato Rosa, secondo lui particolarmente adatto alla zona).
Si sa che anche per fare micro-vinificazioni almeno 3 anni bisogna aspettare e nel 1988 la prima vendemmia dà gli attesi responsi.
Si decide quindi di espiantare totalmente (si! avete letto bene!) gli ormai 14ha dell’Azienda e procedere alla messa a dimora dei vitigni più vocati; Scienza consiglia sesti di impianto assolutamente fuori dagli schemi di allora della zona dei Castelli Romani (6000 ceppi/ha contro lo standard di 2500) per far sì che una sana competizione tra le piante ne facesse scendere più in profondità le radici.
La prima vendemmia del 1993 diede vita ad un “eroico” Frascati di 14° e vide nascere anche la nuova cantina (decisamente all’avanguardia per quei tempi e per quell’areale produttivo); culla di questo inizio di grandi successi fu quella “Vigna Adriana” da cui poi nacque l’attuale elegantissimo “DONNA ADRIANA” che, dal 2005 a base essenzialmente di viognier, dimostra ancora una volta che le DOC sono soltanto una fumosa apparenza.
Dal 2000 al 2016, l’areale produttivo del Frascati ha subito una spaventosa riduzione (e Fabrizio non è l’unico a crucciarsi di questo scempio) passando dagli allora 2000ha agli attuali <900 senza che nessuno se ne scandalizzi; le Cantine Sociali non hanno mai aiutato, anzi hanno semmai remato contro quella QUALITÀ cui i vini moderni dovrebbero mirare (e l’ultima, con buona pace di coloro che per anni hanno governato con poca democrazia il Consorzio) è fallita un paio di settimane fa).

Fabrizio è un altro che sa quali obiettivi raggiungere! sarà perchè nel vino ci è cascato dentro provenendo da una formazione economico_bancaria che lo ha portato per tanti anni oltreoceano, ma ha il coraggio di definirsi “imprenditore” e di comportarsi di conseguenza.
Fatto sta che nel 2001 lascia la banca per dedicarsi completamente alla passione per il vino unendo a questa la grande capacità di proporlo al mercato (non ultimo quello cinese cui va il 35% della produzione) forte della precedente formazione commerciale.
Ma parlando di vini, se proprio devo scrivere qualcosa che vi induca all’assaggio, mi piace dedicare due righe a: “DONNA ADRIANA”, che è un omaggio fruttato di pera e note tropicali con contorno di erbe aromatiche e mineralità importante. Non particolarmente fresco il sorso, ma coerente sui toni dell’olfatto e con una chiusura piacevolmente ammandorlata.

“I QUATTRO MORI” schiude un sipario complesso di ciliegie e fragole mature senza disdegnare una sensibile virata su toni balsamici e speziati di pepe e cannella. Coerente l’assaggio con una piacevole chiusura fumée.
“MUFFA NOBILE” (dulcis in fundo) non è solo “nobile”, è “regale”! Domina l’albicocca ma poi è un susseguirsi ininterrotto di miele, zenzero, zafferano…Ben equilibrato, continua a sorprendere con un lungo finale agrumato.
CASTEL DE PAOLIS è tutto questo e molto altro ancora (non ultimi gli eventi enogastronomici che organizza in cantina con chef stellati); CASTEL DE PAOLIS è un pezzo di storia del vino che ha dato e continua a dare lustro alla produzione enologica dei Castelli Romani in barba ai detrattori di tale areale produttivo.
Una visita è d’obbligo!
Roberto Alloi