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Storie di vini

Prepotto, lo schioppettino e le donne (PARTE I)

schioppettino

Prepotto: 769 abitanti alle pendici dei 618m s.l.m. del Santuario di Castelmonte; attaccato a quella Cividale romana e longobarda che guarda il Natisone dal Ponte del Diavolo, in piena D.O.C. Colli Orientali. Qui dove scorre lo Judrio, la Slovenia entra quasi in casa, e quel mare distante neanche 40km si può quasi annusare.

Un clima perfetto per la coltivare la vite. Prepotto: un paese per un vino, quello SCHIOPPETTINO che si produce qui (soprattutto nella frazione di Albana) e non altrove. Autoctono (se mai esistono dei vitigni autoctoni), della famiglia delle Ribolle, “pokalça” lo chiamano in Slovenia, Ribolla Nera per il Registro nazionale delle varietà di vite.

Dimenticato alla fine del ‘200 e riscoperto (fisicamente) negli anni ’70 da produttori oculati cui poco importava che non risultasse neppure nell’elenco delle varietà di cui fosse consentita la coltivazione. Un vino di confine tra l’Est e l’Ovest. Un vino scorbutico, impegnativo, che vuole attenzioni e tanto lavoro. Un vino incomparabile nel calice.

Ho conosciuto lo schioppettino tanti anni fa quando ancora brancolavo nel buio delle cantine; poi, quando gli occhi si sono abituati all’oscurità, ho imparato poi ad apprezzarlo, come gli altri vini di confine di cui è ricca la terra da cui provengo: il refosco, il tazzelenghe, la vitovska, il terrano,…

Capiterò un giorno per caso a VIGNA PETRUSSA, nel cortile di casa della Signora Hilde, la SIGNORA dello schioppettino. Signora ma non padrona, signora per lignaggio ma non per vanità. Donna di polso in campagna, in cantina e nella vita. Mi spalancò le porte sui suoi vini, ne lodò la materia prima; nessuna falsa modestia sul suo lavoro e non poche frecciate alla burocrazia.

6 gli ettari della sua Azienda, poche bottiglie tutte di elevatissima qualità, in grado di illustrare e dare lustro alla tradizione “bianchista” dei Colli Orientali focalizzando al contempo l’attenzione sulle realtà rosse ed autoctone. La sua interpretazione “classica” dello schioppettino colpisce per territorialità: un vino scuro di pepe e polvere da sparo che pure lascia immaginare la luce che filtra nel sottobosco.

schioppettino

I lunghi mesi trascorsi in botte grande ci regalano tannini setosi e suadenti. Ma quella che affascina è “perla nera” la versione parzialmente passita in fruttaio, dallo spettro olfattivo amplissimo (frutta e fiori secchi, liquirizia, spezie, caffè…). Fresco, fruttato, balsamico, tostato, lunghissimo! emozionante, vi trascina sul fondo come il pianoforte nel film di Jane Campion .

VIGNA PETRUSSA

Sua la “richenza” (35% friulano, 30% riesling renano, 30% malvasia istriana e 5% picolit). Naso e bocca assolutamente allineati vi rapiranno con gli agrumi, lo zenzero, la menta, un non so che di salmastro. Se non altro per pareggiare le proposte rosse, non posso che consigliarVi anche il suo “picolit” così agrumato, aromatico, fresco e persistente, che sposerebbe perfettamente un foie gras (non posso dirVi tutto io! interrogate Google e troverete un’altra donna, friulana, protagonista in questo campo).

E siccome alle signore si torna sempre volentieri a far visita, ci sono ritornato quest’estate; per salutarla e parlarle di questa balzana idea di scrivere di quel vino che invece dovreste bere e basta. E siccome oltre che curioso, a volte sono anche fortunato, un’altra donna del vino compare sul palcoscenico di casa Petrussa: è Anna Muzzolini, LA presidente (mi piace questa definizione in cui i generi si elidono) del Consorzio dello Schioppettino.

Quella Anna della cantina IOLE GRILLO che “sta lì, proprio in fondo alla strada”. Ma vado di fretta che ho appuntamento con una storia di cui Vi dirò in altra occasione. Saluto, ringrazio e passo la sera a pensare che lì, in fondo alla strada, ci DEVO andare (come se fosse la strada di mattoni gialli, come se dovessi cercare tesoro alla fine dell’arcobaleno). E allora ci torno perchè i programmi sono fatti per essere cambiati! e perchè altrimenti non potreste leggere la seconda puntata.

Nel frattempo fate un salto a Cividale, magari a fine Agosto in occasione del Palio di San Donato oppure, quando volete per deliziarVi con la Gubana o gli Strucchi.

 

 

Di Roberto Alloi


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