Spiegare in poche righe chi sono e cosa fanno i foodblogger è molto difficile, cercheremo però di semplificarci il compito riportandovi una piccola intervista fatta a Giovanni Castaldi, uno dei più seguiti foodblogger presenti all’interno del network di Giallo Zafferano. Questo tipo di professione mescola tante attitudini, dalla cucina alla scrittura, dalla fotografia a internet. Ma sentiamo cosa ha da dirci Giovanni a proposito.
Quando hai iniziato ad appassionarti di cucina?
Ho sempre adorato pasticciare in cucina, sin da bambino mi dilettavo con le “cucchiarelle” a mescolare, impastare e ad assaggiare, fin quando non decisi di provare a fare le mie prime frittelle di mela. Esperienza che mi portò a credere che non sarei mai stato portato per questo ambiente. Successivamente però ci ho riprovato ancora, ancora e ancora e non credo riuscirò mai a smettere.
Quando e perché hai iniziato a postare ricette su di un blog?
Il tutto nacque prima nella mia mente quando durante la lezione di ragioneria spiegavo alla mia insegnante l’idea di creare una piattaforma che consentisse alle persone di cercare le ricette attraverso un’indice o delle foto. A quell’epoca surfare la rete non era un’azione così spontanea come lo è oggi, la prof. Ricci mi invogliò tantissimo. Nel 2010 aprì il mio primo blog su blogspot ma non ci capivo molto e presto rinunciai. Ritornai così al mio profilo di Facebook a postare le ricette per gli amici.
Come sei entrato in contatto con Giallo Zafferano?
Un giorno fui contattato dalla blog manager di Giallo Zafferano, una persona molto intelligente, chiara e onesta che mi propose di affacciarmi a questa piattaforma piuttosto nuova rispetto alle altre. Mi spiegò che in fondo non ci avrei perso nulla rispetto a quanto già non facessi sulla mia pagina.
Le ricette le avevo, le fotografie pure, la voglia non mi è mai mancata e, esattamente un anno dopo il primo blog, il 26 giugno 2011 torna Peccato di Gola.
Un tuo giudizio sulla elevata presenza sul web e tv di cuochi, gastronomia e cucina?
Il nostro Paese vanta una storia smisurata anche sotto il profilo gastronomico e una delle immagini più ricorrenti legate al focolare è proprio la cucina: l’atto di condividere, di raccontare, di discutere – come disse A. Sordi ospite da Mina nei mitici ’60 – e, non così scontatamente, nutrirsi.
Oggi però non si ha più il tempo, ci piace guardare, ascoltare, leggere e provare a preparare le cose più particolari, ma alla fine c’è chi ci riesce davvero? Si ha ancora il tempo di discutere a tavola mentre si mangia?
Quante persone mangiano un panino avanti ad un monitor e magari lontani dalla tavola?
Probabilmente è per questo che ci piace così tanto questa massiccia presenza.
Quale sarà il futuro dei food blogger?
Questo proprio non lo so, quello che credo è che alla lunga la differenza verrà data dalla passione che uno ci mette, da quanto ci ha creduto in quello che si è creato e soprattutto producendo un prodotto di qualità per gli altri, per sé, ma soprattutto, per la propria piccola creatura.